PERSECUZIONE E MARTIRIO DEI TEMPLARI (1307-1314)
Di Carlo Castignani
PREMESSA
Il mio interessamento alle vicissitudini dei templari si lega alla lettura, nel 1973, dell’agile volume Il rogo dei templari di Georges Bordonove poi gli impegni mi portarono altrove, ma con fastidio notavo il diffondersi di un templarismo che progressivamente si radicava pure in contrade periferiche come le Marche. La mancanza di documenti, addebitata ad una damnatio memoriae spacciata per verità, permetteva affermazioni arbitrarie e ricostruzioni storiche fantasiose, per cui i templari erano ovunque, coinvolti in battaglie ed improbabili eventi[1], anche religiosi, che sfioravano sempre più insistentemente il vicino santuario di Loreto[2].
Lo spunto a far qualcosa mi venne nel 2008 con la scoperta quasi casuale, nell’archivio storico del comune di Jesi, della pergamena della bolla Faciens misericordiam con robuste abrasioni che sembravano dar credito alla damnatio memoriae: il dubbio durò pochi giorni ed era chiaro che spesso veniva invocata da pigri e fantasiosi cercatori di impossibili tesori.
Da allora ho studiato carte in area locale, ma non solo, mentre grazie ad internet potevo accedere sempre più facilmente a testi e documenti di difficile reperibilità; di pari passo andavo leggendo le opere di autorevoli studiosi che mi hanno permesso di entrare nelle tematiche templari in modo approfondito e scoprivo che il cosiddetto processo ai templari era ben altra cosa ed in molti passaggi si poteva parlare di persecuzione. Questa parola in passato affiorava piuttosto timidamente, visto che gli attori coinvolti erano Filippo IV il Bello, il re cristianissimo, ed il papa[3], ma appariva sempre più appropriata e nel giugno 2016 mi permisi di inoltrare una petizione in proposito, di cui farò cenno alla fine. Nei mesi successivi venni a sapere che dal settembre 2015 La persécution des templiers era il titolo di un libro di Alain Demurger, mentre nel novembre 2016 uscì il volume di Simonetta Cerrini con un titolo altrettanto esplicito, La passione dei templari.
Quanti, come i primi cristiani, hanno affrontato apertamente e con evangelica sopportazione la morte per accuse false e infamanti vanno annoverati tra i martiri, anche in assenza di un riconoscimento canonico[4].
Ho cercato di rileggere i documenti più significativi anteriori all’avvio della diabolica macchina dei processi con l’azione improvvisa e temeraria di Filippo IV il Bello nel regno di Francia, nell’ottobre 1307, e la determinante azione del papa nel mese successivo per estenderla a tutta la cristianità.
Non ho trovato notizie particolarmente eclatanti però alcune di fine 1307 e inizio 1308, rilette con attenzione, e gran parte nei documenti originali[5], mettono in chiaro come l’azione repressiva poggiasse, oltre che sulle macroscopiche bugie spacciate impunemente dal re di Francia, anche su ricostruzioni contraddittorie di eventi in passaggi di non poco conto.
Per i templari esiste una letteratura vastissima e una corposa documentazione, ma insufficiente o assente per alcuni snodi critici, come gli eventi che portarono alla messa in stato d’accusa dell’ordine tra agosto 1307 e luglio 1308, per cui a volte si va ad intuito sulla base di cronache più o meno affidabili che ho cercato di utilizzare il meno possibile, privilegiando i documenti che nei casi più significativi sono qui allegati per esteso. Di molti testi ho potuto scorrere il documento di riferimento disponibile sul web[6], a parte i due fondamentali del 25 e 26 ottobre 1307 che mi sono stati forniti cortesemente dall’Arxiu de la Corona d’Aragó di Barcellona: l’analisi circonstanziata ha mostrato il confezionamento postumo dei due documenti e l’uso propagandistico di improbabili eventi.
Discorso a parte per il documento nonantolano che oltre a mostrare i dettagli di una delle prime e più vaste cessione di beni agli ospitalieri permette di apprezzare ancor più la nobile figura dell’arcivescovo di Ravenna, il beato Rinaldo di Concorezzo; almeno uno dei 35 atti di cui si compone il lungo documento getta luce su quello che potrebbe sembrare un refuso di date della bolla di assegnazione dei beni requisiti ai templari, rafforzando l’ipotesi che si trattati di una tacita e subdola sanatoria a vantaggio di Filippo IV il Bello e di quanti avevano avuto le mani più leste, soprattutto in Francia.
Per la documentazione da allegare ho preferito abbondare, anche se non tutto è sullo stesso piano. Partiamo dai documenti pontifici presenti nei registri vaticani e pubblicati a fine Ottocento nei dieci volumi del Regestum Clementis Papae V, però per quanto riguarda le vicende templari non c’è niente fino all’agosto 1308, quando ormai la macchina della “verità” era stata messa a punto nei minimi particolari; documenti ne troveremo anche se non sempre sono univoci, ma questa assenza è già molto indicativa ed è solo la punta di un iceberg.
Ci sono i documenti regi in raccolte tematiche collazionate successivamente ed a volte non è agevole datare quanto trascritto, mentre in alcuni casi non è certo che il documento sia stato effettivamente emesso e portato a conoscenza del destinatario, dubbio che riguarda pure il papa. L’enorme documentazione processuale, a cominciare dai primissimi interrogatori nell’ottobre 1307, ha un grave peccato d’origine perché raccolta in una situazione particolare, anche per quei tempi, senza contraddittorio e con notai che registravano praticamente sotto dettatura di chi conduceva l’interrogatorio, senza escludere tagli e manipolazioni nel successivo assemblaggio delle pergamene nel rotolo «Procès-verbal d’interrogatoire des templiers à Paris du 19 octobre au 24 novembre 1307», depositato negli Archivi Nazionali di Parigi.
Da ultimo vengono le fonti indirette, di prima e seconda mano, spesso da oltre i confini francesi, in particolare dall’Aragona, che, con la dovuta cautela, possono aiutare a riempire alcuni vuoti sulla base di congetture plausibili; la ricostruzione della supposta fuga del cubiculario Giacomo di Montecucco ha mostrato la fragilità della storia, messa ancor più in discussione da un nuovo documento che il mese successivo ce lo mostra attivo a Milano come precettore di Lombardia. Ho aggiunto infine molti documenti e testi già pubblicati, a volte presenti nel web, perché mi è sembrato utile renderli immediatamente disponibili per agevolare verifiche, approfondimenti e svelare qualche palese contraddizione.
I documenti sono in ordine progressivo di data di riferimento, ma per non cadere in errori di valutazione occorre tener presenti i tempi di trasmissione di allora, che solo eccezionalmente prevedevano l’uso di corrieri a cavallo di cui potevano disporre solo principi e re, in particolare Filippo il Bello; per fare un conteggio di massima si possono ipotizzare 20 chilometri al giorno, per cui per conoscere la risposta di un interlocutore distante 100 chilometri bisognava attendere 10 giorni, mentre il re volendo poteva averla in due. Nel primo anno della vicenda templare il papa era a Poitiers, che dista 340 chilometri da Parigi, per cui i giorni diventavano 34 oppure 6 se si poteva contare su dei corrieri, ma diventavano comunque 23 giorni se questi erano disponibili solo per l’andata o il ritorno; tempi rilevanti, circa un mese per poter ipotizzare un colloquio diretto e una settimana per la trasmissione di ordini. Tempi ben superiori dal 1309 quando il papa si insediò ad Avignone, a 690 chilometri da Parigi; con gli stessi ragionamenti i giorni diventavano 70, riducibili a 42, comprimibili fino a 14 o addirittura 7 per la trasmissione di ordini urgenti[7]. È una ginnastica mentale che è bene praticare per non trovare inesistenti rapporti di causa ed effetto misurando gli eventi col metro di oggi.
Nel testo ho cercato di seguire l’evolversi degli eventi riunendoli per anno tra il 1307 e il 1312, privilegiando un’esposizione temporale per evidenziare possibili connessioni; ci sono però anni molto aggrovigliati, come il 1307, e per agevolare la lettura ho cercato di raggruppare avvenimenti assimilabili tra loro, affidando alle note a piè di pagina i rimandi più significativi, che non di rado travalicano l’anno. Ho cercato di presentare col massimo dettaglio gli ultimi quattro mesi del 1307, decisivi per la sorte dei templari, e in misura minore quelli successivi fino all’agosto 1308, per proseguire in modo discontinuo fino al Concilio ecumenico di Vienne, la soppressione dell’ordine e la devoluzione dei beni agli ospitalieri. Volutamente ho lasciato nel testo molti nomi di personaggi, anche minori, incontrati sull’uno o l’altro fronte, che non di rado identificano persecutori o possibili martiri, in gran parte ignoti; sotto questo aspetto ho cercato di dare un piccolo contributo aggiungendo alcuni nomi alla brevissima lista disponibile e qualche nota biografica.
Ho introdotto qualche ragionamento di carattere religioso circa le accuse mosse ai templari, anche se non ritengo di avere particolare preparazione in proposito, perché mi sembra un argomento poco esplorato pur trattandosi di un glorioso ordine religioso nato all’ombra del Santo Sepolcro con quasi due secoli di storia alle spalle, messo sotto accusa e processato per eresia da un re “cristianissimo”, dal papa e da altri ecclesiastici a cominciare dagli inquisitori, in gran parte domenicani. Ho tralasciato quasi tutte le considerazioni politiche e filosofiche, variamente sostenute in autorevoli testi, dedicando solo qualche cenno alla questione Bonifacio VIII che è sullo sfondo delle vicende templari, forse non sempre con quella virulenza che molti le attribuiscono; un deus ex machina a volte funzionale ad una interpretazione benevola di qualche passaggio cruciale, ma, finché rimasero sulla scena Clemente V e Filippo IV il Bello, la persecuzione dei templari ed il martirio di decine di innocenti erano nei fatti.
[1] L’immagine del templare con la spada sguainata diffusa dalle leggende e ripresa da un templarismo amante del sensazionale è lontanissima dalle realtà; gli scontri armati in Oriente si limitano ai combattimenti durante le crociate (meno di 20 anni nei 190 di operatività dell’ordine) e negli scontri con i Mori nella penisola Iberica. In tempo di pace e in tutte le restanti regioni i templari erano pacifici monaci dediti all’ospitalità, alla difesa dei pellegrini e all’agibilità delle strade, oltre al sostegno delle attività in Terra Santa.
[2] Del supposto collegamento non è emerso niente a parte una possibile frequentazione dell’antica chiesa sul fondovalle di Santa Maria in fundo Laureti (Castignani C., Templari e Ospitalieri nelle Marche, in «Studi Maceratesi», 45/2011, pp. 390-391).
[3] Nel 1964 ne parlava Renzo Caravita [Caravita R., Rinaldo da Concorrezzo arcivescovo di Ravenna (1303-1321) al tempo di Dante, Firenze 1964, p. 117], riferendo quanto scriveva nel 1895 l’arciprete don Gaetano Tononi, socio della Deputazione di storia Patria di Parma e Piacenza [Tononi G., Ancora dei Templari nel piacentino: 1308-1312, in «Strenna Piacentina» (1895), p. 155], circa i templari che in quei giorni dovevano essere «già tradotti in carcere, o custoditi gelosamente, oppure nascosti per sottrarsi alla persecuzione bandita contro di loro».
[4] Di martiri si parlava già nel corso dell’Ottocento stando a quanto scriveva la rivista dei Gesuiti: «Benché i più e i migliori non esitino punto ad approvare, come giusta e necessaria, la gran sentenza che cancellò dal mondo quella milizia, già sì gloriosa e potente, dei Cavalieri del Tempio; parecchi nondimeno stanno in forse; e non mancano eziandio difensori dichiarati e ardenti, che celebrano come martiri i Templari, o li compiangono almeno come vittime di una grande iniquità, della quale fan pesare il tremendo carico sopra il capo di Clemente V e di Filippo il Bello, congiurati con empio patto, ovvero cospiranti, l’uno per debolezza, l’altro per prepotenza, alla medesima ingiustizia» [Clemente V e i Templari, in «Civiltà Cattolica», 18 (1866), p. 402]. I «difensori dichiarati e ardenti» forse non erano dei grandi storici, ma sono in buona compagnia se Franco Cardini nel 2001 scriveva: «Ma la morte degna dei martiri dei dignitari del Tempio arsi vivi sull’isola del Pont Neuf nell’ora dei vespri di quel 18 marzo 1314, l’eco della devota preghiera alla Vergine Maria innalzata in quel momento atroce dall’ultimo Gran Maestro e la sommossa popolare che sottolineò la coscienza diffusa che con quel delitto si fosse compiuto un grave attentato alla verità e alla giustizia, rappresentano per noi il pegno sicuro dell’innocenza dell’Ordine e del misfatto che accompagnò la sua fine» (Cardini F., Premessa, in Frale B., L’ultima battaglia dei Templari: dal codice ombra d’obbedienza militare alla costruzione del processo per eresia, Roma 2001, p. IX).
[5] Dei 30 documenti allegati per il 1307 almeno 15 sono facilmente accessibili via internet, mentre per i 22 del 1308 ciò è possibile quanto meno per cinque.
[6] La sempre più ampia accessibilità a documenti originali è un invito a nuovi approfondimenti storici, che tornando alle fonti primarie non deludono quasi mai.
[7] Sono considerazioni e tempi di massima che vanno comunque incrementati nella cattiva stagione sia per le ridotte ore di luce che per la possibile impraticabilità di tratti del percorso, in particolare per corrieri e messaggeri.
Il Testo
SOMMARIO
Premessa
Capitolo Primo
SITUAZIONE ALL’INIZIO DEL TRECENTO (1305-1306)
Francia e dintorni
Bertrand de Got da Bordeaux a Lione
Clemente V e i templari
Capitolo Secondo
CATTURA DEI TEMPLARI E PRIMI INTERROGATORI (1307)
Clemente V prende l’iniziativa
Filippo il Bello contro i templari
Istruzioni operative per siniscalchi e balivi
Arresti e requisizione dei beni
Reazione di Clemente V
Primi interrogatori
Interrogatori di Parigi (19 – 26 ottobre)
Capitolo Terzo
CLEMENTE V SI SCHIERA (1307)
Il 25 e 26 ottobre 1307 a Parigi
L’azione di Clemente V
La reazione dei re d’Aragona e d’Inghilterra
Clemente V si adegua
Pastoralis preeminentie
Tutti si adeguano
Ultime vicende del 1307
Capitolo Quarto
TUTTI CONTRO I TEMPLARI (1308)
Primi martiri
Documenti su misura
Sospensione degli inquisitori, Giacomo di Montecucco in Italia, operazioni a Cipro
Revoca della sospensione
Faciens misericordiam
Verso Avignone, fuori dal regno di Francia
Callidi serpentis
Capitolo Quinto
UNA MONTAGNA D’ACCUSE (1309)
I templari d’Aragona si consegnano
Inventari
Una montagna di accuse
Commissioni inquirenti
Piano contro i templari
Commissione pontificia a Parigi: primi atti
Filippo il Bello in soccorso alla commissione di Parigi
Operazioni in Italia e Spagna
San Luigi di Francia, il re santo
Capitolo Sesto
L’ANNO DEI ROGHI (1310)
Testimoni esterni e diffusione delle calunnie
Commissione pontificia al lavoro
Templari in preghiera
Difesa e miraggio del concilio
Testimoni esterni a Cipro
Roghi a Parigi
Che ipocrisia!
Fuori dal regno di Francia
I primi martiri al rogo
Capitolo Settimo
STRETTA SUI PROCESSI E AVVIO DEL CONCILIO (1311)
Testimoni esterni in Francia
Processo di Parigi
Processi in Italia
Commissioni integrate per la tortura
Commissione in Toscana
Preliminari per il concilio
Concilio ecumenico a Vienne
Capitolo Ottavo
SOPPRESSIONE DELL’ORDINE E CESSIONE DEI BENI (1312)
Soppressione dei templari
Destinazione dei beni
Destinazione dei templari
Documenti di Nonantola e cessione dei beni
Dissipazione di tesori materiali e morali
Capitolo Nono
SPOLIAZIONE E ULTIMI MARTIRI (1313-1314)
Giacomo de Molay e Goffredo de Charnay al rogo
Clemente V e la regola del Tempio
Capitolo Decimo
RIFLESSIONI FINALI
Cattiva fama e bugie
I difensori
I nemici e gli indifferenti
Filippo il Bello e i suoi sodali: i carnefici
Clemente V e i cardinali: i suoi collaboratori
Dai morti nelle carceri ai martiri sul rogo
Appendice documentaria
Documenti
Rotolo di Parigi
Rotolo di Barcellona
Notarile dell’Abbazia di Nonantola
Fonti documentarie
Bibliografia
Indice dei nomi
Caratteristiche
Ed. IL FIORINO – Modena
Formato: 24×17
Pagine: 304
Codice ISBN: 978-88-7549-822-1
Anno: 2019
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