L’Inquisizione a Nonantola

L’INQUISIZIONE A NONANTOLA

Di Giovanni Maria Sperandini

PRESENTAZIONE

Quanto abbia apprezzato – per quel che può valere l’opinione di un vecchio archivista – il lavoro di cui Giovanni Maria Sperandini con singolare atto di stima ha voluto farmi conoscere il testo prima che uscisse alla stampe può comprenderlo chi conosca con quali intenti intrapresi il mio carattere generale sui processi del Tribunale di Modenese dell’Inquisizione.

Forse troppo lungo e troppo spesso, infatti, gli atti processuali inquisitoriali si sono utilizzati con riguardo a specifici fenomeni religiosi, sociali, etc., e bene spesso ai fini di dimostrare (o quantomeno di trovare) qualcosa più che prenderne atto, determinando un giudizio su uomini ed idee del passato che per essere quanto si voglia sereno resta sempre una valutazione fatta con gli occhi del presente. Ciò a portato di conseguenza anche limitazioni, appunto, del campo di osservazione dello studioso, per la preferenza data in genere agli elementi riferentisi ai ceti superiori e a quelli di prevalente interesse più strettamente culturale. Nel lavoro, invece, di Sperandini – ampio e vario nella scelta ed accurato nei particolare senza per questo frammentare la visione d’insieme – l’interesse si estende ad una miriade di casi umani colti in reciproci rapporti nel loro minuto divenire che formano poi un quadro altrettanto suggestivo del microcosmo nonantolano tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo.

Ora, l’opera che vediamo svolgersi nelle pagine seguenti a tale viaggio non potrebbe essere più idonea: dire di più, oltre ad invitare a leggerla, a goderne la lettura- proposta qui quasi per episodi di più complessa vicenda – e ad usufruirne per eventuali ulteriori spunti di utilizzazione sarebbe, data la chiarezza della struttura e della forma, almeno per quel che mi riguarda davvero farle torto.

Giuseppe Trent